Chicago, Illinois.
Gli Stati Uniti sono un soggetto fotografico straordinario. Da Lincoln Park, quartiere silenzioso, ben tenuto e prettamente anglosassone, all’inaffidabile atmosfera di Pilsen, con i suoi colori e i suoi odori, quartiere ispanico in cui tutto e tutti, dal giornale alla radio, le insegne dei negozi e le cassiere dei supermercati, usano lo spagnolo. In appena 18 km, da una parte all’altra della città, sono in Messico, in Cile, in Argentina, pur restando negli USA. Incredibile.
Le street gang, giovani che girano in macchina con la musica alta e il braccio di fuori, la bandana in testa e lo sguardo truce. I carretti dei popcorn e dei burrito. Americani che non parlano inglese con catene d’oro al collo, mendicanti che ti chiamano “señor” anziché “man” e tanti, troppi negozi che si chiamano Halvarez, Fernandez, Ramirez, Rodriguez.. Americani.
Nei prati verdi, insieme al baseball e al basket, spuntano fuori i palloni da calcio e tutto è condito da croci e crocifissi, dalle chiese “Nuestra Señora” e dai negozi che vendono vestiti per i “Niños”. C’è la fatalità tipica del Sud America, la stessa che si respira a Rio de Janeiro o a “La Boca” di Buenos Aires. Di colpo è un altro mondo. Per un curioso e un amante del mondo, un posto letale.
Prendo la linea Rosa e con 10 minuti sono di nuovo sotto lo sfarzo della Trump Tower, nel “Loop”. La ruota gira, lo spettacolo è assicurato e nessuno chiede il rimborso.
Peugeot TransAmerica. Qui Chicago.
Andrea Tozzi